Grande, grandissimo, un po’ ingombrante.
Dante nella cultura di massa del Novecento
La Divina commedia è una delle poche opere letterarie di cui quasi tutto il pubblico abbia sentito almeno il titolo, Dante uno dei pochi poeti riconoscibili, anche visivamente, ai più. D’altra parte la sua opera evoca una religione e un sistema di valori ordinati e perfino rassicuranti, ma che oggi non possono più essere considerati condivisi. Per questo la Commedia è stata insieme fonte di attrazione e oggetto di diverse strategie di de-intensificazione: si è andati così dalla parodia all’attualizzazione cronachistica, e anche a forme di nostalgia perfino mistica. E si è creata una mitologia frastagliata, al centro della quale vi è Dante stesso, una delle figure più illustre di quel Pantheon dei geni a cui la cultura di massa nella sua fase trionfante ha sempre guardato con soggezione e insieme con la ricorrente tentazione di portarlo al proprio livello.
Peppino Ortoleva
Professore di Storia e teoria dei media all’Università di Torino. È profesór ajunto all’Universidad de los Andes di Bogotà. Ha tenuto corsi e seminari in numerosi paesi tra cui Australia, Francia, Portogallo, Spagna, Germania, Usa. Ha pubblicato oltre cento articoli e saggi scientifici in più lingue. I suoi ultimi libri, pubblicati da Einaudi, sono Miti a bassa intensità. Racconti, media, vita quotidiana e Sulla viltà. Anatomia e storia di un male comune.