I primi due Inferno del cinema italiano
Gli studi sulla ricezione dell’adattamento della prima cantica dantesca (L'inferno di F. Bertolini, A. Padovan e G. De Liguoro, Milano Films 1911) hanno evidenziato come sia stato un caso esemplare per la legittimazione culturale ottenuta dalla nascente industria cinematografica italiana, anche per effetto della fama internazionale dell’opera. Ma setacciando le riviste cinematografiche italiane coeve, fonti documentali utili a ricostruire il contesto mediatico che accompagna la distribuzione del film, emerge anzitutto il caso della “concorrenza sleale” operata dalle Visioni dell’inferno della Helios di Velletri (1911). Il successo dell’operazione commerciale di un film a basso costo e di metraggio molto meno esteso rispetto alla sfarzosa operazione della Milano Films, porta la distributrice internazionale Frieda Klug a specializzarsi in una serializzazione dantesca man mano più spettacolare e accolta con favore a livello internazionale - Il purgatorio, 1911, Helios; Il paradiso (Visioni dantesche), 1912, Psyche - che, offuscata dal singolo caso dell’opus major, è stata indagata solo in anni recenti. L’intervento intende concentrarsi sulla promozione e la ricezione dei due film tratti dall’Inferno dantesco, di particolare interesse in una prospettiva comparativa. Il ‘David’ distributivo Klug che affronta il ‘Golia’ Lombardo evidenzia una lotta serrata per la conquista dell’esercizio, a livello nazionale e internazionale, in un periodo industrialmente sregolato come quello italiano dell’epoca. La disamina comparata delle due pellicole spinge a riflettere su due diverse concezioni del film, in concorrenza fra loro ma complementari in un’epoca di profonde trasformazioni del cinema, all’inizio del secondo periodo muto.
Cristina Jandelli è professoressa associata presso il Dipartimento di eccellenza SAGAS (Storia, Archeologia, Geografia, Arte, Spettacolo) dell’Università degli Studi di Firenze dove insegna Storia del cinema e Cinema italiano e presiede il Corso di laurea triennale DAMS. Studia il contributo reso al cinema dagli attori, gli stili di recitazione e i fenomeni divistici, con preciso riferimento al periodo muto e contemporaneo, oltre che al contesto italiano all’interno del quale indaga le relazioni fra la storia del cinema e la storia di genere. Ha scritto I ruoli nel teatro italiano fra Otto e Novecento (Le Lettere, 2002; CUE Press, 2016), La scena pensante. Cesare Zavattini fra teatro e cinema (Bulzoni, 2002), Le dive italiane del cinema muto (L’Epos, 2006; CUE Press 2019). Per Marsilio ha pubblicato Breve storia del divismo cinematografico (2007), I protagonisti. La recitazione nel film contemporaneo (2013) e L’attore in primo piano. Nascita della recitazione cinematografica (2016), Premio Limina 2017 per il miglior libro italiano di studi sul cinema.