Dante nei manga e negli anime di Go Nagai: trasposizioni “a bassa intensità” del mito diabolico e de “l'amor che muove il sole e le altre stelle”
I manga e gli anime di Go Nagai tratti dalla Divina Commedia (Mao Dante del 1971, Devilman del 1972, Devilman Crybaby del 2018) sono ispirati tanto alla parola di Dante quanto all'immaginario artistico proposto nelle illustrazioni di Doré, con incursioni audio-visuali e trasformazioni stilistiche legate alle tecniche dei manga e del cinema animato giapponese dei primi anni Settanta; mentre la versione manga del 1994 (La Divina Commedia) si attesta come un'opera visuale che cerca di rispettare in modo fedele il racconto di Dante, ancora una volta a partire da un immaginario correlato alle illustrazioni di Doré ma reso molto più audace dal punto di vista visuale grazie allo stile mangaka naganiano, con risultati unici nel suo genere.
Le novità narrative e iconografiche apportate dai manga e dagli anime di Nagai hanno mutato l'immaginario mediale dantesco definendo una vera a propria cultura visuale riferita al tema del “demonio tra noi e ai giorni nostri” e de “l'amor che move il sole e le altre stelle”, definendo nuovi miti a bassa intensità specialmente nell'ambito della cultura J-Pop, a sua volta in grado di influenzare l'immaginario mediale mondiale e le culture fandom.
In questa nuova mitologia naganiana a bassa intensità, miti orientali e occidentali appaiono ibridati, come mostrano Mao Dante e Devilman, progenitori dell'universo transmediale e crossover di Nagai, che includono anche i mecha (Mazinga Z,Jeeg Robot, ecc.). Nello specifico di topoi e tropi alla base di queste riscritture delle mitologie classiche, il bene e il male si confondono e addirittura si fondono tra di loro, presentando personaggi e mondi pre- e post- apocalittici in cui gli esseri umani, a loro volta, si fondono con i demoni in una nuova matrice mitologica (inter)culturale che recupera figure simboliche del cristianesimo, della mitologia greca e romana e di quella nipponica.
Focus centrale nella creazione di questi miti a bassa intensità è dunque il capovolgimento dei canoni dialettici espressi nella lotta tra il bene e il male tipici della letteratura occidentale classica, in cui le identità delle forze/fazioni del bene e del male apparivano nettamente distinte, in una prospettiva manichea che, al contrario delle opere di Nagai, non lasciava dubbi sulle ragioni delle parti. Si tratta, per Nagai, di una scelta narrativa e iconografica che metaforizza le ambiguità (mostruose) delle azioni umane nel corso della Storia e le correlate matrici culturali di questo immaginario simbolizzate nei miti, una condizione che ancora oggi descrive situazioni e scelte politiche attuali in cui il male è mascherato da forme benevole e viceversa: si tratta di una critica (iper)realistica – poiché simbolizzata nel genere fantascientifico – alla sempre più precaria condizione umana, attanagliata tra gli interessi e l’egoismo delle nazioni forti e tecnologicamnete avanzate e il più ampio bene comune che è alla base della salvezza del mondo intero, oggi come sempre sopraffatto dalle guerre e dagli sviluppi tecnologici stessi, usati fini distruttivi non solo del pianeta ma addirittura dell'universo.
Teresa Biondi, docente e saggista in discipline cinematografiche e antropologiche ha insegnato e tenuto seminari in diverse università italiane. Attualmente insegna “Drammaturgia del film” al Master in Traduzione per il Cinema la Televisione e il Multimedia, e “Tecniche di promozione d’immagine con supporti multimediali, visivi ed in rete” al Master in Promozione e Organizzazione turistico-culturale dei Territori (Dipartimento di Lingue e Letterature straniere e Culture moderne). Ha pubblicato saggi in volumi collettanei, cataloghi e riviste, e le seguenti monografie: La fabbrica delle immagini. Cultura e psicologia nell’arte filmica (Magi Edizioni, 2007), Greenawa’s D.A.n.T.E. Dante Audiovisivo nella Televisione Elettronica (Mephite, 2008), Elementi di antropologia filmica. L’approccio psico-antropologico nella scena cinematografica (Meti Edizioni, 2012), Segni di moda nell’immagine filmica. La cultura della moda nell’arte del costumista (Meti Edizioni, 2012), La narrazione al cinema. Dal pensiero narrativo alla rappresentazione filmica (Meti Edizioni, 2012), Il cinema antropomorfico di Luchino Visconti. L’affresco umano degli antieroi viscontiani (Meti Edizioni, 2016).